Il paese dei gatti

Quel luogo in cui sai che non potrai restare, ma in cui devi andare lo stesso. Come i libri.

#AvvocatiNellaLetteratura Alla corte di Kublai Kan

Non è detto che Kublai Kan creda a tutto quel che dice Marco Polo quando gli descrive le città visitate nelle sue ambascerie, ma certo l’imperatore dei tartari continua ad ascoltare il giovane veneziano con più curiosità e attenzione che ogni altro suo messo o esploratore. Nella vita degli imperatori c’è un momento, che segue all’orgoglio per l’ampiezza sterminata dei territori che abbiamo conquistato, alla malinconia e al sollievo di sapere che presto rinunceremo a conoscerli e a comprenderli; un senso come di vuoto che ci prende una sera con l’odore degli elefanti dopo la pioggia e della cenere di sandalo che si raffredda nei bracieri; una vertigine che fa tremare i fiumi e le montagne istoriati sulla fulva groppa dei planisferi, arrotola uno sull’altro i dispacci che ci annunciano il franare degli ultimi eserciti nemici di sconfitta in sconfitta, e scrosta la ceralacca dei sigilli di re mai sentiti nominare che implorano la protezione delle nostre armate avanzanti in cambio di tributi annuali in metalli preziosi, pelli conciate e gusci di testuggine: è il momento disperato in cui si scopre che quest’impero che ci era sembrato la somma di tutte le meraviglie è uno sfacelo senza fine né forma, che la sua corruzione è troppo incancrenita perché il nostro scettro possa mettervi riparo, che il trionfo sui sovrani avversari ci ha fatto eredi della loro lunga rovina. Solo nei resoconti di Marco Polo, Kublai Kan riusciva a discernere, attraverso le muraglie e le torri destinate a crollare, la filigrana d’un disegno così sottile da sfuggire al morso delle termiti.

E in questo venerdì di metà aprile, io auguro a tutti i Colleghi un buon fine settimana. Auguro soprattutto che la lettura di questo incipit, da Le città invisibili di Italo Calvino, celebre libro del 1972, possa custodire, come una sorta di amuleto, i pesi e le preoccupazioni di tutti quegli avvocati che avendo sognato la vastità e la gloria di un regno governato da giustizia, si affaticano ogni giorno nello scontro con la rovina e la corruzione dei sovrani avversari sconfitti. Auguro di non perdere mai di vista la filigrana sottile di un disegno che sfugge da sempre e per sempre al morso delle termiti.

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